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L’attore Park Hae-il ospite al Florence Korea Festival

Firenze: L’attore Park Hae-il ospite della Masterclass in suo omaggio al FKFF2023

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Con un abbigliamento casual, in una sala nuovamente illuminata, dopo il guasto
elettrico che ha caratterizzato l’incontro con il regista Kim Han Min, fa il suo
ingresso alla 21esima edizione del Film Festival del Cinema Coreano, il
pluripremiato attore Park Hae-il tra gli applausi dei presenti.
Visibilmente emozionato, Park Hae-il rompe gli indugi e con una battuta sul buio
in sala, esordisce alla prima masterclass fiorentina.

Credo che il blackout sia attribuibile al regista che avete appena incontrato, Kim Han Min, perché è troppo energico. Ricordo che anche l’anno scorso, a Londra, è successo una cosa simile con
il video.


L’attore Park conosce bene il direttore artistico Kim, che lo ha voluto nel cast dei
propri film come protagonista e nelle sue parole risuona il rispetto professionale
verso il regista.
La curatrice della masterclass, Caterina Liverani, ricollegandosi al regista Kim
precedentemente ospitato, ha subito rivolto le domande all’ospite d’onore di questa
21esima edizione e la prima curiosità era rivolta sulla sua partecipazione nel film
storico nei panni dell’Ammiraglio Yin Sun-sin, il tipo di preparazione per
l’immedesimazione e le sensazioni provate nel vestire costumi di un’epoca tanto
lontana.

In Corea la figura dell’Ammiraglio Yin Sun-sin è una figura molto rispettata da tutto il popolo. Quando il regista Kim mi chiamò per ricoprire il ruolo dell’Ammiraglio ero molto perplesso e sorpreso. Ricordo che mi domandai se
fossi in grado di interpretarlo. Dopo tante riflessioni, accettai.


L’artista rivela pure che l’indossare il costume d’epoca e l’armatura fu per lui una
porta che mi permetteva di passare dall’essere persona Park Hae-il all’essere
personaggio Yin Sun-sin. Il costume di scena mi aiutava a ritornare a quell’epoca
storica, mi permetteva di sentire sulla mia pelle, quel periodo difficile e, stranamente,
anche l’incoraggiamento a combattere.

Grazie al Festival – ha annunciato Parkho saputo che è visitabile il Museo
dell’Armatura, qui a Firenze. Seguirò il consiglio!

La curatrice Liverani suggerisce di raccontare l’esperienza e il tipo di approccio
che l’attore Park ha avuto nel girare “A muse-Eungyo”, un film dove il personaggio
principale era un anziano poeta di 70 anni. Per le riprese del film le pose per il
make up impiegato per invecchiarlo furono numerose e di lunga durata, circa otto
ore. Tale impegno, però, contribuì a dare prestigio al lungometraggio tanto che
venne dedicata una sezione trucco cinematografico (Hallyu) presso il famoso
Victoria Albert Museum di Londra dove si esposero fotogrammi del make up nella
mostra allestita lo scorso autunno.

In realtà non volevo farla nemmeno io questa sfida quando il regista Jung Ji-woo, col quale avevo già lavorato nel film ‘Modern boy’, mi ha proposto questa sceneggiatura, ha consigliato di leggermi la storia originale tratta dal romanzo di Park Bum Shin. E’ la storia di questo anziano poeta che desidera ritornare alla gioventù, per ritrovare l’energia tipica anche autoriale.


L’attore racconta come il regista Jung gli palesa la necessità di sottoporsi alle
lunghe sedute per provare e fissare, in seguito, il trucco d’invecchiamento.
Da trentacinquenne dovevo diventare un 70enne – si è raccontato Park –sono una
persona molto curiosa io ed ho detto ‘ok facciamolo’. Da 12 ore di posa siamo riusciti
ad impiegare solo otto ore e per la complessità del trucco le registrazioni si tenevano
una volta ogni due giorni per la salute della pelle.

L’artista, sempre più a suo agio davanti a un pubblico attento, non si risparmia
nel narrarsi e condivide i ricordi di quei giorni. Park rammenta che durante le
riprese del film se all’inizio era solo recitazione, a mano a mano che si avvicina al
personaggio si sentiva “un po’ depresso”.


Ricordo – ha affermato Parkche per me era più importante ricercare l’anima del
personaggio, il suo sentire. A un certo punto del film
– ha ricordato l’artista – il
personaggio dice questa battuta ‘come la tua gioventù non è un premio dato dal tuo
impegno, la mia vecchiaia non è una pena data dai miei peccati’. Secondo me l’età
viene da sé, è naturale. L’importante è come si invecchia. So che dentro di me si è
formato, è cresciuto, è nato questo anziano
.”
Tra i ruoli impegnativi interpretati dall’attore Park Hae-il, la curatrice Liverani
domanda quale siano state le difficoltà affrontate nel ruolo del protagonista di
Memories of murder”.
Quel film, basato su fatti reali accaduti negli anni ’80 ciò che voleva ricreare il regista
era l’atmosfera di quegli anni, non tanto incentrare il mio ruolo, sospettato degli
omicidi oppure innocente
– ha dichiarato Parkeppure da parte del pubblico ho
ricevuto molte domande nelle quali mi si chiedeva se fossi io il colpevole. Ebbene, di
recente è stato catturato il vero colpevole e adesso non ricevo più queste domande.
Credo
– ha confidato Parkche l’etichetta di sospettato mi sia rimasta cucita
addosso per tanto tempo. Sicuramente sarà dovuta alla bravura e il talento del
regista. Per fortuna
– conclude l’attore strappando una risata in sala – poi son
passato a ruoli di detective.

L’incontro con l’attore, che così tanto ha incantato il pubblico, volge al termine. La
curatrice Liverani si congratula con l’artista nell’interpretazione di un cinese in un
film che assume un significato importante.
Park Hae-il, visibilmente emozionato si lascia sfuggire un timoroso “Non credo
l’abbiano visto in tanti, vero?
” e poi racconta un aneddoto simpatico accaduto
durante le riprese del film e la maestria del regista.
A pochi minuti dai saluti, una spettatrice regala all’artista un ritratto che lo ritrae
e realizzato a mano libera. L’attore Park, sensibilmente mosso da questo dono inaspettato ha sentitamente ringraziato ed emozionato ha dichiarato che lo metterà
in cornice e lo farà vedere a tutta la famiglia.
Al momento del congedo l’attore sudcoreano ha reso partecipe al suo pubblico
quanto la città di Firenze gli ha insegnato attraverso l’esperienza in una cantina
toscana, vale a dire che:

se il vino è più buono laddove è ben coltivato, prodotto e maturato nel proprio ambiente, anche lui come persona e attore vuole maturare un
una buona maniera.

RoAnaSal